giovedì 23 luglio 2015

Poesia al lago - Capitolo 3 -

Capiolo 3
" Poesia al lago "
E chi lo avrebbe detto che in quella notte tanto triste per me, avrei avuto l'impulso di sorridere alla poetica immagine della luna piena, spiegazzata e riflessa sino ai bordi di quella circonferenza , tanto imprecisa, quanto splendida.
Mi soffermai ad osservare ed ebbi l'incontrollabile istinto di sedermi a riva.
Tirai fuori dalla tasca interna della giacca militare, il libricino quasi immacolato . 
Aveva una spessa copertina con i rilievi a tratto argentato, me l'avevano regalato dei buoni amici.
Applicata ad un lembo esterno, la piletta verde e nel tascone piu' in basso  un gesto rapido della mano , che frugando sicura,  prese la matita . Uno strumento per stendere i pensieri sulla carta, a dire il vero con la punta ormai da temperare.
Con le gambe incrociate ero, in breve, intento a cercar d'affilare la grafite dura ma fragile, con la piccola roncola , dalla quale non mi separavo mai.
I gomiti poggiati sulle ginocchia e la frontale accesa ad illuminare le mani svelte ed abili.
Quando fu affilata , essa servi' allo scopo...
Ebbe il compito di riportare i pensieri d'un poeta dei monti, errante verso una meta indefinita, forse inarrivabile.
" Ed ella si specchio' nel lago
e dalle acque emerse la luce...
Ma era luce riflessa
e come tale
figlia d'un destino,
prigioniero
dell'ondeggiar racchiuso,
in quel cerchio eterno"

Lana di Pecora -Capitolo 2-

Capitolo 2

" Lana di Pecora "



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(...)a camminare ancora.
La notte mi guidava, placida e silenziosa , con la luna come compagna, adagiata di schiena a rimirare il mondo dormiente.
Non mi sembrava vero di essere partito.
Dal colle traguardavo l'orizzonte , domandandomi se e quando lo avrei raggiunto mai, quell'immenso bagliore sullo sfondo.
Una luce, nel buio, di un rosso tiepido , sfumata verso l'alto a perdersi nell'universo stellato.
Camminavo a passo spedito e mi facevo mille domande.
Ripensavo al giorno del matrimonio, con gli amici festanti, le madri commosse e l'altare addobbato. La rivedevo così bella, com'era ed è ancora.
Quell'altare fiorito, adornato sì...ma di cosa ?
Nei momenti di rabbia lo vedevo come un ammasso di fiori colorati e freschi, ma senza un'anima.
Poi piangevo lacrime rade e proseguivo, quasi pentito della mia rabbia.
Ogni petalo che rivedevo con la mente era una promessa. Ogni foglia un desiderio . Ogni goccia d'acqua che inumidiva il gambo verde, era un sentimento che partiva in alto e sarebbe finito in terra.
Ricordi ed ancora ricordi, maledetti ed insistenti.
Percorrevo un tratto di collina , in lieve discesa , su di un sentiero che lambiva una recinzione tenuta in piedi da vecchi paletti rinsecchiti e grigiastri, irregolari nella forma ed in altezza. Un lungo filo spinato li collegava , infinito...
Di tanto in tanto, sugli aculei ferrosi , vedevo dei ciuffi di peluria bianca , ringiallita. Erano lana di pecora, rimasta lì allo strusciar soave d'un gregge che forse era in riposo poco distante, giacchè l'odore animale era ancora intenso nell'aria.
Annusavo il vento a cercar conferma ma non sentivo che il profumo dei fitti cespugli d'edera selvatica, inumidita d'umori tipici della condensa notturna.
Avevo scelto una via comoda, senza buche, ben battuta.
in breve raggiunse la fine del pendio dove campeggiava , in una spianata ampia, un grande laghetto di forma circolare.

Il riflesso d'una stella mi catturò...

La partenza -Capitolo 1-

"Una storia da riscrivere"

( La pagina258 )

Ho atteso che facesse buio e quando all’ orizzonte il cielo si striò d’un rosso pallido, m’incamminai.
Attesi d’essere lontano prima di voltarmi indietro. Avevo lasciato lì tutta la mia vita; mia moglie i miei figli , i ricordi ed i progetti.
Mi fermai qualche secondo lì , sulla sommità della collina. Vedevo distintamente quelle quattro mura ornate di molte finestre, ancora illuminate, giacchè i balconi, come al solito, nessuno li aveva chiusi ancora.
Il camino fumante, il tetto stretto ed il piccolo giardino…Ora li guardavo da distante.
Forse ancora non si erano chiesti dove fossi. In realtà non avevo biasimo per loro, se così era, poichè le mie assenze erano frequenti e l’abitudine a non vedermi non poteva certo contribuire alla percezione della mia mancanza.
Avevo lasciato indietro lei ed i miei figli ed ero partito, carico d’un fardello di vita intensa, senza dar importanza ai pochi stracci , raggomitolati in fretta dentro allo zaino colmo.
Non avrei mai creduto che ci saremmo distaccati gli uni dagli altri, ma ormai era fatta e mai, in vita, avevo fatto un passo indietro.
Alzai la testa, guardai l’orizzonte e proseguii, per la mia strada.
La luce della luna e i lumi delle stelle infastidivano i miei occhi lucidi, pregni di lacrime ancora non piante.
Chissà da cosa stavo fuggendo? Certo, la verità materiale la conoscevo, ma ancora non mi capacitavo di quanto stesse accadendo.
Avevo lasciato sotto il cuscino del lettone, una lettera scritta a macchina. Sapevo scrivere, conoscevo le parole e le mettevo in fila rapidamente, ma non sarei stato capace di lasciare uno scritto olografo, avrei inumidito il foglio , del dolore che sgorgava dal viso e sicuramente sarebbe stato difficile interpretare i pensieri buttati giu‘ con mano tremolante.
„ Perdonatemi , non ce l’ho fatta. Sono stroppo orgoglioso per vivere di perdoni non veri e di ansie provocate da una memoria sempre viva e logorante.
Figli miei, non giudicatemi , un giorno forse capirete e se non potrete perdonarmi, almeno avrete modo di ragionare su cosa io ora, per voi, stessi provando.
Moglie mia, amata sin dal primo giorno, non ti crucciare, io lo so che tu vali e saprai vivere senza di me. Non sono i fatti insulsi della vita, che cambiano la stima verso chi si ama.
Ho vissuto con te i momenti piu‘ belli, come bella sei tu e non ho saputo salvaguardarli sino in fondo, così come tu stessa non hai saputo.
Loro, voi figli miei, non avete colpe ma solo il merito d’essere una parte buona di me che vive. Vi ho lasciato quanto basta per vivere e costruire, spero tanto che possa bastare, perchè di piu‘ non sono riuscito. Ho lasciato tutto ciò che ho saputo guadagnare e vi giuro che ho sudato ogni giorno, per quel poco che ora è vostro.
Non lo so dove andrò, cosà farò; non ho idee ora.
A dire il vero non so nemmeno se continuerò a…